Quanti amano vini ricercati artigianali, inclusi champagne di piccoli produttori, e cucina curata trovano in Barnaba una meta ideale. Il locale di viale Aventino si presenta come un wine bar dall’aspetto rustico, ma rifinito e accogliente, dove alla classica offerta del banco (salumi, formaggi e piccola cucina), per l’aperitivo o da accompagnare a un calice, si affianca un menù con una proposta più strutturata per il pranzo e la cena. Un percorso avviato quattro anni fa dal patron Fabrizio Pagliardi, imprenditore del vino di lungo corso che ha all’attivo anche “Remigio” e “Barrique”.
Da Barnaba si trovano bene coloro che amano il bere naturale ma senza il settarismo e i dogmatismi che, purtroppo, caratterizzano ormai gran parte di questa nicchia. “Qui da Barnaba ci concentriamo nella ricerca di vini naturali, ma senza eccessi”, ci spiega Pagliardi, “ci rivolgiamo a una clientela che ama il bere artigianale, il vino dei vitivinicoltori, ma senza esagerare. E ora vogliamo anche far conoscere la nostra cucina”.
Una cucina che sorprende per autenticità e prodotto, tra evergreen, piatti rivisitati e altri che azzardano sulla creatività, come le “Animelle, zucca e gorgonzola”. La vera chicca, però, è la “Minestra di pesce”. L’idea parte dalla minestra dei pescatori portodanzesi – pasta corta condita con una zuppetta di pesce e molluschi – che lo Chef Valerio Ragusa nobilita con un brodetto che ha l’intensità gustativa e la densità di un fondo a cui vengono aggiunti pezzi di pesce bianco caramellati (merluzzo o tracina in base alla disponibilità). Il risultato è una pietanza gourmet che non ci si aspetta affatto di trovare in un wine bar. Altro primo da non perdere sono gli “Spaghettoni al pomodoro del piennolo”, una pasta al pomodoro per niente convenzionale dove il prodotto fa la differenza. Tra i secondi, a spiccare per creatività è il “Cavolfiore, uovo marinato e creme fraiche”: omaggio ai vegetariani che si rivela una piacevole tentazione per tutti.
La carta dei vini è fatta di referenze artigianali, provenienti da zone spesso sconosciute, e tra bollicine italiane, champagne, bianchi, rossi e rosati racchiude circa 380 etichette. A queste, si aggiunge la mescita del giorno che solitamente permette di assaggiare anche degli champagne a prezzi ragionevoli.
Sabato e domenica l’orario è no stop. Per il pranzo, oltre alla formula classica della carta, si aggiunge il brunch che viene servito in una cassettina di legno dove trovano spazio cinque piatti selezionati di volta in volta dallo Chef. Ma Barnaba, nel weekend, diventa meta per una merenda o una sosta pomeridiana.
Quando Pagliardi, nella primavera del 2018, aprì “Barnaba Wine Bar e Cucina” aveva l’ambizione di creare un luogo dove si potesse bere artigianale mangiando con altrettanta qualità, in un contesto “democratico” valorizzato da un servizio caldo e accogliente. Oggi, a quasi quattro anni dall’apertura, e con l’entrata nell’asse societario di Fabio Spada – altro protagonista della ristorazione romana -, la sostanza e l’anima di “Barnaba” non sono cambiate. Un locale che non segue le mode, rifugge le tendenze e continua a percorrere la sua strada, ora anche in cucina.