C’è chi dice No. No ad essere capro espiatorio dell’impreparazione dimostrata dal Governo di fronte alla seconda ondata della pandemia. Come se i ristoranti fossero i luoghi di maggior contagio (non i mezzi del trasporto pubblico non potenziato), nonostante le limitazioni e i provvedimenti adottati su distanziamento e riduzione dei coperti, igiene, divieto di consumazione in piedi dopo le 18:00 e riduzione dei commensali. Tutto ciò non è stato ritenuto sufficiente. Si è passati a imporre la chiusura totale dopo le 18:00. Una chiusura di cui molti ancora non capiscono la ratio. E da Nord a Sud i ristoratori scendono in piazza per protestare. Quelli Toscani si mettono addirittura in marcia verso Roma. Una marcia che non si preannuncia certo silenziosa.
“Questo Dpcm è una condanna a morte per il nostro settore”, afferma Pasquale Naccari, presidente dei Ristoratori Toscana, gruppo che rappresenta 1.000 aziende a Firenze e 15.000 in Toscana, “un Dpcm che colpisce duramente le nostre aziende anziché prendere provvedimenti e rendere più efficienti strutture e servizi, come trasporto pubblico e sanità”.
Riguardo al piano di aiuti economici promessi dal premier Giuseppe Conte, Naccari è scettico. “Siamo stanchi delle tante parole, ci aspettiamo fatti. Noi il 4 novembre scenderemo in strada e arriveremo a piedi a Roma”, annuncia.
“Capiamo che l’economia non si debba fermare ma ci chiediamo, se le persone continueranno a uscire, a fare la propria vita con le cene in famiglia, siamo sicuri che il contagio non continuerà a crescere?” è la domanda retorica che pone Naccari secondo il quale è “assurdo chiudere solo i ristoranti, i luoghi più sicuri per eccellenza. E’ stato scelto ancora una volta di penalizzare il nostro settore quando invece bisognava organizzare strutture e servizi in modo da imparare a poter convivere con questo virus”.
I ristoratori di Milano si sono dati appuntamento davanti alla Prefettura per manifestare contro le nuove norme. “Come settore, siamo destinati a perdere in media tra l’85% e il 90% del fatturato”, è l’allarme lanciato da Alfredo Zini presidente del Club Imprese Storiche di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, “i locali che aprono alle 18 sono in totale lockdown e chi è aperto dalla mattina comunque perderà le pause pranzo perché i cittadini stanno tornando tutti in smartworking. Sarà una moria. Forse sarebbe bastato continuare a far rispettare le regole sul distanziamento, chiudendo alle 23”.
Fipe Confcommercio annuncia anch’essa l’appuntamento nelle piazze di tutti i capoluoghi di regione per mercoledì prossimo. “L’ultimo Dpcm del Governo ha decretato la nostra morte – dice il vicepresidente Aldo Cursano – per questo mercoledì manifesteremo, in un modo responsabile e composto così, come responsabili e attenti alla sicurezza siamo nelle nostre sale, apparecchiando in terra perchè “a terra siamo”.