“Piccolo, romantico, ma non gaelotto; a conduzione familiare, con servizio buono, ma non opprimente e un’atmosfera elegante, ma cordiale”. E’ “l’indirizzo ideale” per Edoardo Raspelli. Noi l’abbiamo scoperto nel Palazzaccio Club di Roma. Dove una volta sorgeva una trattoria, Roberto Bergamin ed Elio Bergamo hanno dato vita a un locale dal tocco glam ma fuori dalle mode e – sempre per usare le parole di Raspelli – dal “panorama di mortificante omologazione” della ristorazione capitolina, per la gran parte affaccendata tra “bistrot” e “gourmet” o nella ricerca di improbabili neologismi.
“Club” nel nome e la prima occhiata possono trarre in inganno. Della trattoria, in effetti, è rimasto solo il nome “Palazzaccio” e le sedie di legno recuperate ad hoc. L’ingresso ricorda quello di certi locali notturni e lascia appena intravvedere l’interno che, una volta varcata la soglia, si rivela in un vero e proprio salotto che trasmette intimità e rilassatezza.
A creare l’effetto lounge sono certamente le luci, studiate da Vladan Radovic – noto direttore della fotografia – e l’interior design tra sedute in velluto e colori pastello, arricchito dal tocco della scenografa Ilaria Sadun, che, tra l’altro, ha realizzato proprio le lampade e le decorazioni in vetro. Il locale è suddiviso tra una sala di 30-35 coperti e il cocktail bar con bancone e sedute a sgabello.
A guidare la cucina è il giovane Chef Giacomo Lattanzio (Acquolina, The Artisan by Enoteca Pinchiorri Dubai e Antica Pesa nel suo Curriculum) che, in un menù volutamente essenziale, racchiude l’essenza della cucina italiana. Una cucina, sempre per usare le parole di Raspelli, lontana da “sterili azzardi e mediazioni intellettuali”, piuttosto “tranquillizzante e riconoscibile”.
Il nord incontra il sud nei piatti di Lattanzio – come nei “Paccheri, brasato di manzo, parmigiano al sedano e cacao” – (a sinistra al centro) e l’innovazione ha un senso, soprattutto papillare; anche quando resta radicata nella tradizione, come nel “Carciofo, fondo delle sue foglie, crema di gambo ed estratto di menta” che è l’esaltazione del piatto tipico romano. I “Tagliolini, burro di ostrica, bottarga di muggine e aglio nero” (in alto a destra), poi, possono essere considerati un’evoluzione nobile dei popolarissimi e tradizionalissimi spaghetti burro e alici.
I piatti risultano puliti e leggeri, senza sofisticazioni, il gusto si stratifica e poi esplode. Un esempio su tutti? “L’Uovo morbido, concentrato di spinaci, nocciole, spuma di patate e tartufo nero” (a destra al centro). E si è più che sollevati quando si scopre che una inusuale carrillada di maiale iberico è preferita all’iperinflazionata “guancia” di manzo.
Oltre alla carta, è possibile optare su due “Proposte degustazione” da quattro portare a 50€ (con dessert incluso); al pranzo è dedicato un menù ad hoc e fino alle 21:00 c’è anche il menù “Aperitivo” da accompagnare a vini e cocktails. L’happy hour il martedì e il sabato, dalle 19:30 alle 22:00, è accompagnato dal Piano bar. La sala è curata dall’occhio attento di Roberto Bergamin (ex socio e gestore di Gusto e direttore di Spazio Romito) coadiuvato da Claudio Luzi. “Dopo aver gestito locali da 70 a oltre 300 coperti – dice Bergamin – ho voluto creare un luogo dove posso guardare in faccia il cliente e coccolarlo da buon padrone di casa”.
Palazzaccio Club riesce a stupire senza cadere nel banale, innova senza inseguire la novità, colpisce nella sua sofisticata semplicità. Il luogo ideale per quanti amano la buona cucina in un ambiente ricercato e intimo.
Palazzaccio Club, via Ennio Quirino Visconti 66, Roma. Tel 3452612791
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