“Birdman” e l’Icaro che è in noi. Birdman è un film da vedere. E non solo perché ha vinto quattro Oscar: miglior film, regia, sceneggiatura e fotografia. E non solo per Michael Keaton che, nell’interpretare magistralmente l’attore in disgrazia Riggan Thomson, sembra fare, non senza ironia e un pizzico di amarezza, la parte a se stesso. Come non cogliere il richiamo all’inarrivabile primo “Batman”, solo film per il quale i più lo ricordano.
È da vedere Birdman perché ci rammenta un paio di cose a cui troppo spesso non diamo la dovuta importanza: la vita è una ed è breve e le cose davvero importanti sono poche, primi su tutte gli affetti. Sembrano scontate ma non lo sono. E Riggan-Keaton se ne rende conto, disperandosene, quando ormai è troppo tardi per poter cambiare le scelte che ha fatto nel corso della sua esistenza. Non si può tornare indietro.
Dopo una vita passata a inseguire la fama e il successo come attore, il protagonista realizza che è solo, incapace di amare l’attuale compagna, padre assente ed ex marito pieno di rimpianti; è un attore fallito che, nell’affannoso tentativo di riuscire a sorprendere il pubblico, si rende solo più ridicolo e disperato. Non ha realmente vissuto Riggan, se non nella smaniosa rincorsa della prima pagina dei giornali. Che poi arriva, ma solo per la piega perversa e sempre più cinica che ha preso l’informazione oggi (con l’aggiunta dirompente dei social network).
La vita per lui è stata un lungo e sterile volo, sopra tutto e tutti. Prigioniero di Birdman, il personaggio-superoe che gli ha dato quella poca e frivola fama che si trascina dietro ma di cui non va per niente fiero. Non era presente Riggan nella vita di tutti i giorni, nemmeno alla nascita della figlia (intento com’era a filmare il parto). C’era solo un povero “birdman”, col suo alter ego da supereroe, frustrato e mai pago per l’insaziabile brama di spiccare il volo. Per dove, poi, non si sa. Brutte bestie l’ego e la smania di successo a ogni costo. Al loro fuoco si rischia di consumare la vita, proprio come le ali di Icaro che volle volare sempre più in alto vicino al sole.