La distilleria altoatesina Puni dopo cinque anni di ricerca sarà la prima a proporre un whisky single malt interamente Made in Italy. E si candida già a conquitare il primato della World Whiskey Bible.
Anche l’Italia avrà il suo Single Malt. Il primo whisky interamente prodotto in casa nostra vedrà la luce a ottobre 2015. E’ la distilleria altoatesina Puni a lavorare al blend nell’alta Val Venosta.
Dopo piú di due anni di pianificazione e costruzione Albrecht Ebensberger e i figli Lukas e Jonas, hanno potuto cominciare con la distillazione all’inizio del 2012. Anche se non sono tenuti a rispettare alcun tipo di disciplinare, gli Ebensberger intendono comunque mantenere il rispetto della tradizione che vuole che il whisky venga messo in bottiglia e commercializzato soltanto quando ha raggiunto l’invecchiamento minimo di tre anni.
Ho avuto un piacevole colloquio telefonico con Jonas ed è stato lui stesso a darmi la notizia: “Contiamo di commercializzare il nostro whisky per ottobre 2015”.
“Da sempre siamo grandi amanti del whisky”, mi ha spiegato, “ci siamo documentati, abbiamo seguito anche dei corsi e insieme a mio padre abbiamo cominciato quest’avventura”.
Dopo 5 anni di lavoro, sperimentazione e selezioni, finalmente “The Italian Single Malt”, come lo definisce Jonas, vedrà la luce nell’autunno dell’anno prossimo. Gli Ebensberger, per ora, non hanno ancora pensato al nome, quel che è certo è che si tratta di un triple malt.“Single o triple non si riferisce al numero di malti – tiene a precisare Jonas – ma alla distillazione”.
Quando gli dico che per la World Whiskey Bible, la super guida del settore curata da Jim Murray, il miglior whisky del mondo è il giapponese Suntory Yamazaki Single Malt Sherry Cask 2013, Jonas ribatte senza esitazione e con una punta di ironia: “tra cinque anni saremo noi i primi al mondo!”.
Segrete le modalità di maltazione dell’orzo. Ma il risultato del prodotto, a giudicare dai primi provvisori pareri raccolti dagli esperti e dagli appassionati, risulta eccellente. Del resto la zona della val Venosta, per quanto riguarda aria, acqua e montagne, non ha molto da invidiare alla Scozia.
Gli Ebensperger hanno deciso di utilizzare varietà di orzo coltivato in Venosta con metodo rigorosamente biologico e l’alambicco Pot Stil è stato fatto costruire in Scozia dalla leggendaria Forsyths, con la supervisione di Harry Cockburn, mitico responsabile tecnico di Bownmore.
Altra certezza è che la distilleria Puni ha intenzione di seguire metodi innovativi ma nel pieno rispetto della tradizione. Infatti per l’invecchiamento del suo whisky single malt ha scelto le botti ex-bourbon (classico) e, visto che siamo in Italia, al posto dello sherry utilizza botti ex marsala. Come magazzino per l’invecchiamento si è deciso di utilizzare un vecchio bunker militare della seconda guerra mondiale in disuso che si trova alle porte di Glorenza.
Sembrerà strano, ma l’Italia non è del tutto estranea alla storia del whisky. Già dagli anni ’30 alcune distillerie italiane , soprattutto nell’area del bolognese, si cimentarono nell’imbottigliarlo. E la storia di un blend quale J&B Blended Scotch Whisky risale al 1749, quando un giovane italiano di nome Giacomo Justerini si innamorò perdutamente della cantante d’opera Margherita Bellino e la seguì a Londra. L’amore svanì, ma lui mise a frutto le ricette tramandategli da uno zio distillatore. A distanza di 261 anni la storia si ripete in Italia con l’amore degli Ebensberger per l’ “acqua della Vita”. E io non vedo l’ora di assaggiare la loro! Il primo single malt tutto italiano.
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